Per questo post ho pensato di prendere in prestito il titolo da un film di Troisi, di analogo purtroppo ci sarà solo questo, di comico c’è ben poco, perché la mia analisi tende a concentrarsi sulla situazione odierna che la maggior parte dei giovani si trova ad affrontare, parlerò infatti della generazione 1000 euro, la prima che vivrà peggio della precedente.Questi “fortunati” dovranno ricominciare scegliendo fra una di queste tre strade: nepotismo, realismo, illuminismo.Il nepotismo è la strada più semplice e più comoda, per pochi eletti, già costruita dai loro genitori o fatta da clientelismi di vario genere oppure semplicemente da buone pubbliche relazioni. La tipologia “chiavi in mano” rientra nel passaggio ereditario di studi o altri tipi di impiego, che permettono così la sussistenza di imperi di famiglia. Nel do ut des, il caso più odioso, ma ahimè molto diffuso nella nostra penisola rientra lo scambio di voto, pratica ormai talmente radicata, dal non essere più efficace perché i votanti/richiedenti sono troppi rispetto ai possibili posti da assegnare. Infine ci sono i raccomandati non esclusivamente nell’accezione negativa, purtroppo o per fortuna l’Italia è fondata sulle MPI e proprio questa peculiarità, porta i titolari a prediligere soprattutto le persone conosciute o presentate, fornite del pedigree “categoria fidata”, solo dopo, forse, i datori di lavoro scopriranno di aver fatto una scelta errata.Il realismo risulta una via molto meno agevole, figlia di una visione onesta della situazione, fatta di compromessi e disperazione, che porta inesorabilmente al “riciclo”. I giovani che scelgono questa via le hanno provate davvero tutte, ma senza nessun risultato, dopo mesi e anni a rincorrere i propri sogni, si son decisi a chiudere il cassetto e buttar via la chiave. Ragazzi laureati con il massimo dei voti, chi con master, chi con dottorati all’estero che non trovando una collocazione adeguata e non volendo fuggire dal Bel Paese, preferiscono un lavoro dequalificante, pur di riuscire a costruire qualcosa rendendosi indipendenti o semi-indipendenti. Oltre ad abbandonare le proprie passioni per chiudersi in lavori alienanti, sono costretti anche a sgomitare e scontrarsi con altri coetanei come loro, che pur di avere una cuffia son pronti a piegarsi a tutto. In questa strada si riversano tanti giovani traditi da un sistema che ha pensato al dionisiaco benessere momentaneo, ubriacandosi di denaro e privilegi, senza maturare nessuna idea per i propri figli, non ponderando una programmazione o una progettazione del futuro.Infine c’è la via dell’illuminismo, la più impervia e difficile da percorrere, per quelli che non si vogliono arrendere. Questa strada è intrapresa da chi ha il coraggio di combattere per un’idea, dimostrare una tenacia fuori dal normale. La miscela di pazzia, intraprendenza e volontà deve generare LA POSSIBILITA’, una scommessa fatta con il fato, creare qualcosa dal nulla, inventarsi il proprio lavoro. Gli ostacoli da superare sono svariati: culturali, in un Paese che ha il mal costume di ascoltare e considerare credibili solo le persone dai cinquanta anni in su; burocratici, un intrigato sistema pensato per imbrigliare le mani di chi ha voglia di fare, atto a mantenere un più conveniente e rassicurante status quo; economici, la scarsità di risorse rese ancora più irraggiungibili dalle paure di investitori e banche, assaliti da becere paure, che li spingono a tradire in maniera tragicomica uno dei loro ruoli principali, quello di fornire liquidità a chi merita fiducia.Ecco gli avversari da battere, sicuramente ne ho tralasciato qualcuno, ma questa sfida è l’unica possibilità per chi non vuole rinunciare ai propri sogni.La mia visione penso non sia catastrofica o pessimista, ma semplicemente figlia di quello che vedo intorno a me, credo che conoscere e capire l’epoca in cui viviamo sia il primo passo per trovare le contromisure e superare i momenti di crisi.
Vincenzo Bianculli
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