Obiettivo lavorativo, perché è necessario averlo

Obiettivo lavorativo

Qual è il tuo obiettivo lavorativo? Una domanda che per molti potrebbe sembrare banale, ma vi posso assicurare che fa palesare un grosso punto interrogativo sul volto di tante persone.

Analizziamo velocemente tramite esempi pratici frutto dei colloqui fatti, quali sono le risposte più comuni date da chi non aveva le idee molto chiare, i suggerimenti dati sono validi a cascata, partirò dal caso più semplice a quello più complesso.


“Vorrei lavorare nell’ambito economico…” Il fatto di aver individuato un settore è solo un primo passo, se vogliamo realmente cercare lavoro con criterio seguendo una strategia, devo conoscere nel dettaglio quali figure professionali esistono, quali di queste svolgono lavoro autonomo o subordinato, che tipo di mansioni di solito fanno e soprattutto che tipo di competenze devono avere. Per superare questa fase la soluzione migliore è informarsi, cercare su internet o su siti specialistici che descrivono nel dettaglio le professioni.


“Sono laureato in giurisprudenza, ma non voglio fare l’avvocato…” in questo caso il disorientamento è maggiore, l’unica certezza è quello che non si vuole fare. Ovviamente “giurisprudenza” si può sostituire con qualsiasi altro titolo o qualifica, il nocciolo sta nel fatto che chi si trova in questa situazione dovrà fare un’indagine ancora più approfondita rispetto alla precedente. Avere chiaro cosa si vuol fare è fondamentale per non disperdere energie durante la ricerca del lavoro.

Qui la ricerca punterà a capire quali possono essere i miei sbocchi professionali diretti, e quale professioni invece potrei ricoprire al di là dei miei studi, fatevi orientare dalle vostre passioni dai vostri interessi. Sarà molto utile capire quali possono essere i settori accessibili incrociandoli con le nostre propensioni e soprattutto (cosa spesso ignorata) con le richieste del mercato.


“Qualsiasi lavoro va bene…” questa risposta è frutto della crisi economica che ha diffuso il virus della frustrazione, che purtroppo ha contagiato molto persone, ma non solo, a volte nasce anche dalla completa disinformazione e dalla passività cronica.

Ogni persona deve immaginare una sua collocazione lavorativa, tale riflessione serve come guida, come già detto in precedenza, ma anche per evitare il rischio della dequalificazione e del sotto utilizzo delle competenze possedute, che sul medio-lungo termine diventano penalizzanti in caso di future occupazioni, oltre a deprimere moralmente l’individuo.


Concludendo l’obiettivo lavorativo deve essere chiaro, frutto delle nostre propensioni, delle nostre competenze e dei nostri desideri. Chi si trova in una delle situazioni descritte deve attivarsi per la creazione di un suo progetto lavorativo, individualmente o con l’aiuto di operatori validi che possano contribuire a mettere giù un bilancio di competenze.

Vincenzo Bianculli